La pervasività delle tecnologie digitali ha cambiato molti aspetti della nostra vita. L’affermazione dei social network, in particolare, ha avuto impatto sulle modalità di comunicazione e relazione tra persone, ma anche tra aziende e loro clienti. Un percorso come quello di “In the Boardroom”, che mira ad appropriarsi di nuovi strumenti e a potenziare competenze, non può prescindere da un approfondimento sul mondo dei Social Network. Marco Massarotto, dopo 15 anni trascorsi nelle multinazionali dell’advertising, nel 2006 ha fondato Hagakure, agenzia indipendente che supporta le aziende nel definire e attuare strategie di comunicazione digitale, nel gestire la loro presenza in Rete e il dialogo con le community di riferimento. A lui ci siamo affidate per affrontare il tema da un punto di vista professionale.
Marco, i Social Network rappresentano in Italia un fenomeno abbastanza recente per il mondo delle aziende e delle istituzioni: come funzionano e quali opportunità indirizzano?
Internet ha avviato dei forti processi di disintermediazione. Si pensi all'industria discografica, dei viaggi o dell'informazione. Beni, informazioni e servizi oggi sono distribuiti globalmente su piattaforme digitali che favoriscono la crescita di trust e collaborazione tra consumatori. Oltre a ciò "il digitale" tende a coagulare e ibridare i vari media: stampa, radio, video... tutti però con le caratteristiche tipiche dei media digitali: condivisione, orizzontalità, real time.
È perciò sempre più difficile muoversi in questi ambiti secondo la logica del target. Forse è più appropriata la logica del network: community, appartenenza, advocacy. Anzi, di più: sono le aziende che rischiano di diventare il target (bersaglio) di consumatori sempre più connessi e organizzati che "profilano" il brand di cui stanno valutando beni o servizi per prenderne informazione, farsi influenzare dall'esperienza di altri consumatori e richiedere attenzione e informazioni all'azienda alla luce del sole, sotto gli occhi di tutto il mercato.
C’è ancora una certa resistenza all’utilizzo dei Social Media, a parte la generazione dei “nativi digitali”: quali sono le priorità per entrare nel mondo dei Social Network per professioniste con esperienza?
Pensare che su Internet ci sia solo la "Y Generation" è un grave errore di prospettiva. La demografica del web, compresa quella dei Social Media, è ormai molto ampia. Quasi l'intera popolazione web italiana utilizza almeno un Social Network o frequenta/legge un forum o un blog. La distanza o l'estraneità di un top manager da questi mondi costituisce un ritardo sempre meno accettabile.
Un manager oggi deve comprendere il web e i Social Media, il suo impatto sulla società e sul business, le sue potenzialità per l'azienda che dirige. E per comprenderlo è obbligatorio frequentarlo, metabolizzarne le dinamiche e le regole, comprese quelle non scritte.
Quali sono le opportunità per future consigliere di amministrazione?
Per prima cosa occorre avere una visione di insieme della rete e dei Social Media come fenomeno sociale, non solo mediatico. Attraverso il web si organizzano le nuove forze politiche, i consumatori, i cittadini. Nascono nuove relazioni, eventi, organizzazioni e linguaggi. Conoscere e comprendere tutto questo è prima di tutto una necessità, per chi governa un'azienda o un'istituzione, per poter decidere in modo informato e consapevole.
Secondariamente sapersi orientare nel mondo dei Social Media consente di tenersi informati in modo puntuale, preciso e organizzato. L'intero mondo dell'informazione, ormai, ha nei Social Network un canale sia di distribuzione delle notizie, sia di analisi, ricerca e discussione. Una buona presenza su Twitter è oggi un tassello fondamentale nel panorama informativo di un manager.
Per finire, attraverso una strategia di presenza online ben costruita, un top manager può costruirsi una "figura pubblica" utile sia a proteggerne la reputazione, sia a costruire un percorso di leadership e visibilità. Anche in ottica di career building.
Da dove cominciare?
Dalla formazione. Esiste ampia letteratura sull'argomento. Da Cluetrain Manifesto (il libro di strategia su cui si fonda molto del pensiero consulenziale contemporaneo sul web) a Euan Semple e il suo "People Tweet, Organizations don't" sino alla manualistica di casa nostra.
Poi dall'ascolto. Che sia per una persona o per un'azienda il primo passo è capire cosa si sta dicendo e quali sono le aree di interesse o criticità.
E per finire con la conversazione. Una volta impostata una adeguata preparazione e analizzato il "territorio", si potrà iniziare a entrare nelle conversazioni più rilevanti, cercando di costruire quella che gli americani chiamano "thought leadership", leadership di pensiero. Discutere e dimostrare competenza e visione sulla propria materia d'elezione.
Per chiudere. Investire su un’adeguata presenza in Rete richiede un impegno in termini di preparazione, comprensione e impegno. Ma aziende e manager non possono più prescindere dai mutamenti in corso e dai nuovi elementi che caratterizzano la comunicazione e i media. E i ritorni possono essere preziosi.
Le candidature per accedere alle nuove classi di In the Boardroom possono essere inviate a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.