Fino al 2008 diventare globali sembrava sensato per praticamente ogni azienda del mondo. Da allora siamo entrati in una fase diversa, di globalizzazione controllata. I Governi dei Paesi in via di sviluppo sono diventati sospettosi sull’aprire nuovi settori alle imprese multinazionali. Stanno definendo la sicurezza nazionale in modo più ampio e percepiscono sempre nuovi settori come d’importanza strategica. Prendono quindi misure attive per scoraggiare le aziende straniere dall’entrarvi e promuovono le aziende locali, spesso di proprietà pubblica. In effetti, l’ascesa del capitalismo di Stato in alcuni dei più importanti mercati emergenti ha modificato il terreno di gioco.
Per inserire i nuovi rischi della globalizzazione nelle strategie, i dirigenti delle imprese devono considerare l’importanza strategica del loro settore per i Governi dei Paesi ospitanti e del loro stesso Governo. Possono allora scegliere uno tra vari approcci: stringere alleanze con attori locali, cercare nuove strade per aggiungere valore all’estero, entrare in più settori o starsene a casa.