I vostri dipendenti possono davvero parlare liberamente?

  • di James R. Detert e Ethan R. Burris


  • Risorse Umane e Organizzazione


Indipendentemente da quanto siete avvicinabili come manager, ci sono comunque buone probabilità che i vostri sottoposti non vi mettano a parte di informazioni preziose.  Gli studi mostrano infatti che molte persone tendono a tacere piuttosto che sollevare questioni importanti o proporre nuove idee.

Vi sono varie tattiche che le aziende utilizzano per indurre le persone ad aprirsi, tra cui sondaggi sul clima aziendale e sessioni di feedback che coinvolgono l’intero staff. Questi approcci si rivelano generalmente fallimentari per due ragioni principali: il timore delle conseguenze e la sensazione di inutilità. In questo articolo due professori universitari esaminano i motivi per cui i malaccorti tentativi compiuti dai leader per promuovere l’espressione sincera non risolvono questi problemi e anzi a volte contribuiscono a suscitarli. Per esempio, chiedere di dare un input in forma anonima può trasmettere il messaggio che nell’organizzazione parlare apertamente non è privo di rischi. E se chiedete un feedback ma poi non intervenite di conseguenza, i lavoratori giungeranno presto alla conclusione che sia inutile darlo.

Tuttavia gli autori affermano che esistono vari modi di promuovere una cultura più estroversa. Per rendere meno intimidente lo scambio di idee, ricalibrate al ribasso i segnali di potere che inviate ai vostri sottoposti e raccoglietene il feedback in occasioni informali ma regolari. Rendete trasparenti i processi di raccolta e sviluppo delle idee. E se volete veramente sapere che cosa pensano le persone, chiedeteglielo.

Gli studi dimostrano che quando i lavoratori sono liberi di esprimersi la performance aziendale ne guadagna. Quindi centrare la gestione di questi aspetti paga, tanto per i lavoratori desiderosi di far sentire la propria voce che per le loro aziende.

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