Circa la metà delle nuove opportunità di lavoro tra il 2010 e il 2020 saranno collocate nelle posizioni richiedenti competenze intermedie in campi come la tecnologia dei computer, l’infermieristica e la produzione di alto livello. Queste posizioni richiedono un’istruzione secondaria e una formazione tecnica che sono di sempre più difficile reperimento. Con il calare delle risorse pubbliche per la formazione professionale, dicono gli autori, è urgente che le aziende assumano la leadership allo scopo di colmare il divario delle competenze intermedie.
Per farlo, occorrerà che i capi azienda lavorino a livello locale tra di loro, con le istituzioni educative e, in alcuni casi, con i sindacati. I modelli disponibili devono prevedere programmi di apprendistato, partnership tra aziende e sindacati, iniziative regionali settoriali e collaborazioni con consorzi di istruzione superiore che costruiscano solidi legami con le imprese.
Programmi di formazione realmente collaborativi richiedono che le aziende progettino e finanzino posti di lavoro per diplomati. Questo permette di integrare la formazione in aula con le opportunità di applicare le nuove competenze in ambienti di lavoro reali o virtuali. E avviano i diplomati verso un chiaro sentiero di carriera. Queste best practice, la cui leadership resta a carico delle imprese private, dovrebbero costituire la pietra angolare su cui costruire una strategia nazionale per la formazione al lavoro.