Riorganizzare le Pubbliche Amministrazioni (PA) si può: può essere riorganizzata anche la Giustizia, forse la più complicata fra tutte, poiché è insieme un’amministrazione, un’istituzione e il terzo potere dello Stato. Ciò può essere ottenuto, dice l’autore, però non solo con le riforme, tardive e spesso non implementate. La storia del programma Best Practices che ha toccato 190 uffici giudiziari e del Tribunale e della Procura di Monza che ha ricevuto quattro premi internazionali all’innovazione, consente di formulare una proposta fattibile per molte PA: avviare programmi nazionali di alto profilo finanziati anche dalla Unione Europea che attivino progetti locali e cantieri specifici di riorganizzazione condotti con la massima partecipazione del personale degli Enti e supportati da servizi di qualità.
Gli ingredienti chiave per il successo di questo tipo di programmi e progetti sono il concepire le PA come “organizzazioni di servizio al cittadino”; fissare misurabili obiettivi di valore per il cittadino e di riduzione della spesa pubblica; interventi a 360° sull’”organizzazione reale” nei singoli uffici; l’accompagnamento organizzativo e professionale per valorizzare e rendere usabile la tecnologia; la cooperazione sui progetti e sui cantieri fra istituzioni imprese e volontariato; la formazione sul campo di un management pubblico moderno e di una comunità di innovatori; il riorientamento ai risultati misurabili di efficacia e efficienza dei servizi resi alla PA da Università, Ricerca, società di tecnologia, consulenza.
Le soluzioni e i metodi estratti dai migliori casi di successo vanno poi diffusi a livello nazionale e internazionale dal management e dagli innovatori che li hanno realizzati, da contributi scientifici e mediatici di alto livello. Fondamentale è assicurare a tutto il percorso una forte e autorevole regia centrale che promuova e generi energia e consenso.