In tutti i settori le persone sono giustamente preoccupate dall’avanzata dell’automazione: a meno che non troviamo altrettanti compiti da affidare agli umani quanti ne stiamo sottraendo loro, le ricadute sociali e psicologiche della disoccupazione cresceranno, dalla recessione economica ai problemi dell’occupazione giovanile, alle crisi d’identità individuali.
E se la situazione andasse rivista, si chiedono gli autori? Se scoprissimo nuovi risultati che le persone possono raggiungere se assistite da macchine pensanti più evolute? Si potrebbe trasformare la minaccia dell’automazione in un’opportunità di crescita. Gli autori analizzano casi in cui i lavoratori della conoscenza collaborano con le macchine in compiti che nessuna delle due parti potrebbe svolgere bene per conto proprio. Ne emerge che le persone intelligenti potranno scegliere cinque diverse strade per fare pace con le macchine intelligenti: alcune saliranno a livelli conoscitivi superiori dove le macchine non possono seguirle (step up). Alcune si riposizioneranno sfruttando forme di intelligenza di cui le macchine sono prive (step aside). Altre si ritaglieranno un ruolo come supervisori e correttori della presa di decisione computerizzata (step in). Altre ancora si specializzeranno in aree di expertise estremamente specifiche (step narrowly). Un quinto gruppo infine andrà inevitabilmente oltre, creando macchine di nuova generazione che avranno nuovi modi di potenziare le abilità umane dei lavoratori (step forward).