Quando iniziano un nuovo lavoro, alcuni manager partono di corsa. Imparano a capire quali sono le diverse cordate, acquistano familiarità con superiori e subordinati, acquistano credibilità e finiscono con il dominare la situazione. Altri, invece, non riescono a muoversi così bene. Cosa fa la differenza?In questo articolo, pubblicato originariamente nel 1985, John J. Gabarro, professore alla Harvard Business School, riporta le conclusioni di due ricerche sul campo effettuate su 14 casi di successione manageriale. La prima ricerca è durata tre anni e ha riguardato quattro nuovi direttori di divisione di fresca nomina; la seconda è consistita in dieci casi storici. Il progetto comprendeva organizzazioni americane ed europee con un fatturato variabile tra 1,2 milioni e 3 miliardi di dollari. E ha studiato casi di turnaround, situazioni normali, fallimenti e trionfi.Secondo l’autore, il processo di assunzione del controllo segue cinque stadi che si possono prevedere: insediamento, immersione, rimodellamento, consolidamento e perfezionamento. Queste fasi sono caratterizzate da una serie di periodi alternati di intenso apprendimento (immersione e perfezionamento) e di azione (insediamento, rimodellamento, consolidamento).I risultati dello studio smentiscono il mito di un general manager buono per tutti gli usi, che può essere paracadutato in qualunque situazione per emergere da trionfatore. Capire la situazione e realizzare la trasformazione non sono cose che si fanno in una notte, dice Gabarro, e ciò che fa la differenza sono le qualità personali, come lo stile manageriale e la capacità di costruire delle efficaci relazioni di lavoro.