Intervista ad Andrea Guerra, amministratore delegato di Luxottica

  • di Roger Abravanel


  • Interviste


Andrea Guerra, attualmente amministratore delegato di Luxottica e in precedenza di Merloni, è considerato l’enfant prodige del top management italiano, grazie alle sue spiccate doti manageriali e di leadership. In questa intervista, sulla base delle esperienze professionali passate e presenti, Guerra sottolinea quanto sia diverso essere un buon leader rispetto a un buon manager. Il leader ha la capacità di dare l’esempio sia nelle cose «stupide» di tutti giorni e sia in quelle più «intellettuali» ed è dotato di forte coerenza e determinazione nel modo con il quale opera quotidianamente.Un leader globale deve assumersi il compito di prendere decisioni, adeguando il processo decisionale alle differenti culture in cui si trova a operare.Altre caratteristiche importanti sono l’apertura mentale, l’umiltà e la semplicità, e la capacità di identificarsi con la azienda. Tre, sostiene Guerra, sono le fasi in cui un leader cresce e si sviluppa: la prima fase consiste essenzialmente nel primo lavoro, e l’influenza iniziale del capo. La seconda fase è quella della crescita, che avviene confrontandosi con compiti difficili in posizioni «stretched», cioè al di sopra delle capacità del momento. La terza fase dello sviluppo professionale è quella del rinnovamento, che richiede di saper apprendere da contesti diversi e sfidanti e di puntare a risolvere situazioni complesse in modo semplice e non burocratico.Infine, un buon leader deve riuscire a gestire sia le fasi di turnaround, sia di sviluppo del business. Nelle due situazioni servono caratteristiche e comportamenti diversi: il turnaround richiede di sapere gestire delle fondamentali discontinuità e il coraggio di prendere decisioni impopolari, anche se ciò può significare una certa solitudine. Lo sviluppo richiede una serenità di lungo periodo, il che non significa muoversi con lentezza, ma riuscire comunque a dare alle persone un sogno per il futuro. Richiede di spiegare il sogno, trasformarlo in un vero progetto e riuscire a rendersi non indispensabili per realizzarlo.

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