Qualunque manager sa che I dipendenti hanno I loro giorni buoni e quelli cattivi e che nella maggior parte dei casi I motive restano ignoti. Molti manager reagiscono semplicemente scrollando le spalle e considerano che siano eventi normali in una vita di lavoro. Ma che impatto ha sulle performance il fatto che la gente possa avere più giorni buoni che cattivi? Il nuovo flusso di ricerche di Teresa Amabile e Steven Kramer, basato su oltre 12.000 diari tenuti da «lavoratori della conoscenza» su un arco di tre anni rivela il formidabile impatto delle vite lavorative interiori dei dipendenti – le loro percezioni, emozioni e livelli di motivazione – su molte dimensioni della performance. Le persone danno performance migliori se la loro esperienza di lavoro quotidiana include un maggior numero di emozioni positive, maggiori motivazioni intrinseche (la passione per il lavoro) e percezioni più favorevoli del loro lavoro, dei gruppi cui appartengono, dei loro leader e della loro organizzazione. Inoltre, gli autori hanno scoperto che le condotte dei manager influiscono in larga misura sulla qualità della vita lavorativa interiore dei loro dipendenti. Cosa fa, dunque, la differenza nella vita lavorativa interiore? Quando gli autori hanno confrontato i giorni migliori e quelli peggiori dei partecipanti allo studio, hanno rilevato che il singolo elemento più importante di differenziazione era il loro sentimento di sentirsi capaci di effettuare progressi nel loro lavoro. Gli autori hanno anche osservato che gli eventi inter-personali lavorano in tandem con gli eventi di progresso nel lavoro. Un apprezzamento ricevuto in assenza di un reale progresso, o quantomeno di un grande sforzo di progresso, ha un impatto poco positivo sulle vite lavorative interiori delle persone, e può addirittura scatenare il loro cinismo. D’altra parte, un buon progresso nel lavoro che non venga riconosciuto o, peggio, che riceva critiche su aspetti marginali, può determinare rabbia e tristezza. Le spinte migliori alla vita lavorativa interiore provengono, di gran lunga, da episodi in cui le persone sanno di aver fatto un buon lavoro e sono consapevoli che i loro manager apprezzano adeguatamente il loro lavoro.