Una storia di eccellenza È probabilmente un numero di Harvard Business Review senza precedenti quello che vi accingete a leggere. Raramente, se non mai, negli 85 anni di vita di questa rivista si è realizzata una tale concentrazione di autori eccezionali che hanno contribuito a questo numero con articoli eccezionali. L’occasione? I 100 anni di vita della Harvard Business School, che ricorrono quest’anno. Fu proprio nel 1908 che i dirigenti della Harvard University (fondata oltre due secoli e mezzo prima) compresero che il business, ai più alti livelli, meritava ormai un’istituzione dedicata a conferire un’istruzione professionale di qualità. Una scuola che non si limitasse a insegnare i fondamenti della gestione, dell’amministrazione, del marketing o dei contratti, ma portasse a manager e imprenditori precisi messaggi di coraggio e impegno, leadership e buon senso, oltre a quella che allora venne definita come una «certa gentilezza di spirito atta a temperare le spinte bellicose generate dalla concorrenza sui mercati, per indurre una equilibrata capacità di giudizio e di comprensione verso il prossimo». Non sbaglierebbe chi tra i lettori ravvisasse, nella definizione della mission della Harvard Business School di cento anni fa, una ben più che marginale traccia dello spirito protestante e dell’etica del capitalismo che hanno accompagnato la crescita della società e dell’economia americane fin dallo sbarco dei primi pellegrini nei primi decenni del ‘600. E non vi è dubbio che la Harvard Business Review, nei quasi nove decenni di vita, abbia interpretato questa mission nel modo più coerente, ospitando una messe di contributi che hanno progressivamente plasmato il meglio della cultura d’impresa dei nostri tempi. Questo numero ne è una precisa e forte testimonianza destinata a durare nel tempo. Vi troverete: un saggio di Michael Porter che aggiorna e sviluppa il suo celebre articolo di 29 anni fa sulle cinque forze che plasmano la competizione; un articolo di Kaplan e Norton sul legame tra strategia e attività operativa in un management system di alta efficacia; un contributo di Cynthia Montgomery sull’esigenza di ricreare in azienda una situazione in cui i leader si assumano con coraggio e determinazione la responsabilità dell’elaborazione e dell’esecuzione della strategia; un articolo di Rosabeth Moss Kanter che analizza il profondo cambiamento in corso in molte grandi aziende, dove strategie e azioni sono sempre più supportate da valori condivisi e partecipazione dal basso, in un nuovo modello di corporate power; un articolo di Christiansen e altri sui rischi connessi con gli eccessivi condizionamenti finanziari che possono bloccare le spinte all’innovazione. E ancora, sempre in tema di leadership e strategia, due interviste di grande spessore: la prima a Bruce Wasserstein, CEO di Lazard, di cui si dice che con i propri consigli abbia ispirato manager e iniziative di successo più di chiunque altro nel mondo del business; la seconda a Linda Hill, che si cimenta nel prevedere quali saranno, e da dove verranno i manager di domani. Completa il quadro l’articolo di DeLong e altri sull’importanza della guida dei leader sui giovani talenti, sempre più cruciale in un contesto iper-competitivo. Un’opera collettiva di livello eccezionale ci ha sollecitato a proporre contributi originali di personalità di alto profilo attive in Italia nel mondo dell’accademia, della consulenza e delle imprese. Troverete, quindi, un articolo sull’innovazione di Vito Di Bari con un’intervista a Chris Anderson (autore di The Long Tail) e gli eccellenti commenti ai diversi articoli a opera di Paolo Scaroni (Eni), Diego Visconti (Accenture), Linda Gilli (Inaz), Beatrice Trussardi (Trussardi), Umberto Bertelè (MIP Politecnico di Milano) e Sergio Picarelli (Adecco). Buona lettura!