Gestire la tensione tra performance e persone è uno dei compiti principali del CEO. Ma sotto la fortissima pressione esercitata dai mercati dei capitali, i CEO si concentrano spesso unicamente sugli azionisti, con il rischio di demotivare i dipendenti. In altri casi, i CEO credono talmente nella forza competitiva delle loro aziende da non accorgersi che l’organizzazione sta scivolando nell’autocompiacimento. Alcuni leader, tuttavia, riescono a evitare quelle trappole e a costruire aziende ad alto impegno ed elevata performance (high-commitment, high-performance, HCHP).L’approfondita ricerca effettuata dagli autori sui CEO delle aziende HCHP rivela diversi tratti comuni: questi CEO si guadagnano la fiducia delle proprie organizzazioni attraverso la piena e incondizionata accettazione della verità. Sono profondamente attaccati ai collaboratori, e i loro scambi dialettici sono diretti e personali. Mobilitano i dipendenti intorno a un’agenda focalizzata, concentrandosi solo su una o due iniziative e si danno da fare per costruire capacità collettive di leadership.Sono leader che sviluppano anche una finalità condivisa, in grado di coinvolgere emotivamente l’intera azienda. Essa consiste in una promessa in tre parti: l’azienda aiuterà i dipendenti a costruire un mondo migliore, a realizzare una performance di cui potranno essere fieri, e metterà a loro disposizione un ambiente in cui potranno crescere.I CEO delle aziende HCHP vedono nella ricerca di un centro morale e strategico per l’azienda che opera in un mercato competitivo una sfida, non un problema tecnico. Inducono le loro aziende a focalizzarsi saldamente sul mercato, rinforzandone nel contempo i valori di base. Si preoccupano della performance di breve termine investendo nel contempo sulla leadership e sulle capacità organizzative di lungo termine. Rifiutando il compromesso su ognuno di questi aspetti, creano aziende eccellenti.(Titolo originale: The Uncompromising Leader, HBR July-August 2008)