Editoriale: Affilare le armi della competitività

Quello che avete in mano è il secondo numero speciale che quest’anno la «Harvard Business Review» dedica al centenario della fondazione della Harvard Business School (il primo è quello che abbiamo pubblicato in gennaio-febbraio). Ed è un numero estremamente ricco di nuove idee ed esperienze, tutte sintonizzate sull’obiettivo di definire e migliorare le armi della competitività dell’impresa nel contesto globale del XXI secolo.Un concetto prevale sugli altri e si riferisce alla società che ci caratterizza e che viene ormai comunemente definita come «società della conoscenza». Nel nuovo contesto sociale ed economico nel quale viviamo e operiamo, la conoscenza è indubbiamente diventata il parametro fondamentale con il quale ci misuriamo. Nel suo articolo, Amy Edmondson esplora questa dimensione e la definisce in termini molto precisi: se la sfida principale che le imprese hanno dovuto affrontare nel secolo scorso è stata quella dell’efficienza, la sfida primaria nell’era della conoscenza è la capacità di apprendere. L’efficienza non decade, naturalmente, ma trasmigra dalla capacità di essere efficienti nell’esecuzione, all’abilità di essere efficienti coniugando costantemente questo obiettivo con i processi di apprendimento dell’intera organizzazione. Non è un caso che l’autrice esplori questa dimensione nell’ambito dell’impresa ospedaliera, che è una delle macchine più complesse oggi esistenti. Nella prima metà del Novecento, al centro dell’osservazione dei Drucker e dei Deming ci fu l’impresa automobilistica, perché allora era quella la dimensione più complessa, dalla comprensione della quale derivavano poi le indicazioni organizzative e strategiche per le aziende di tutti gli altri settori.Nel ricco menù che vi proponiamo troverete poi diversi contributi dedicati alla leadership. Nell’articolo di Eisenstat e altri, il tema è declinato nella direzione di rendere compatibili due obiettivi spesso in conflitto fra loro: quello di realizzare il migliore risultato economico e quello di esaltare il contributo delle persone. Molti CEO si trovano in difficoltà nel coniugare i due termini di risultati e persone, ma gli autori propongono una efficace metodologia per disinnescare conflitti potenzialmente devastanti. Robert Kaplan affronta un altro tema importante per i leader, e cioè il problema di definire i propri obiettivi personali di realizzazione evitando di fare entrare in competizione la vita professionale e quella personale. E il saggio di Nohria e altri tocca il tema della motivazione dei dipendenti, proponendo un nuovo e potente modello di interpretazione e azione che aiuta a realizzare obiettivi di successo esaltando nel contempo la soddisfazione delle persone.Molto altro troverete in questo numero, ma tra gli altri vanno segnalati due «classici» di HBR: l’articolo sulle strategie per il cambiamento, pubblicato da John Kotter nel 1979, e l’articolo di Collis e Montgomery sulla competizione basata sulle risorse, pubblicato nel 1995. Ambedue i saggi si rivelano, alla rilettura, incredibilmente attuali e talvolta fortemente anticipatori di tendenze oggi pienamente in atto.Come sempre, pubblichiamo gli eccellenti commenti e punti di vista di autori italiani relativi agli articoli del numero: si tratta di Dario Rinero, Guido Di Stefano, Umberto Bertelè, Angelo Maria Verna, Frank Sportolari, Antonio Martelli e Vito Di Bari.Buona lettura!
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