Le informazioni che i top manager ricevono raramente giungono senza essere prima filtrate. Le opinioni scomode vengono censurate. Quelle poco oggettive vengono presentate come se lo fossero. Vengono anche commessi errori in buona fede. Il manager è così lasciato a se stesso nel selezionare le informazioni e nel giungere a conclusioni sensate.Sono poche le persone capaci di leggere bene le situazioni tanto quanto il documentarista Errol Morris, un regista di successo che ha vinto numerosi premi per film come The Thin Blue Line e come il recentissimo Standard Operating Procedure, un’indagine alla ricerca della sfuggente verità sulle terribili foto scattate nella prigione di Abu Ghraib, in Iraq. Il Guardian lo ha inserito tra i primi 10 registi del mondo, attribuendogli una «intelligenza forense» e un «occhio da pittore».In questo articolo Morris parla con Lisa Burrell della «Harvard Business Review» di come egli riesca ad arrivare alla realtà vera muovendosi tra prove ambigue e visioni contraddittorie. Dice Morris: «Non credo alla nozione post-moderna secondo cui ci sono diversi tipi di verità. C’è solo una realtà oggettiva. Punto». Per arrivarci, occorre tenere la mente aperta a ogni tipo di segnale, non solo a quelle prove che si attagliano alla prima impressione o a un’opinione che si va formando. E richiede spesso molta più ricerca di quanto non ci si aspetti.Se trovare la verità è una questione di perseveranza, convincere la gente di tale verità è una specie di arte, rispetto a cui Morris ha accumulato una grande esperienza, non solo come documentarista, ma anche come apprezzato regista di spot pubblicitari televisivi per aziende come Apple, Citibank, Adidas e Toyota. Morris ritiene che vi sia una lezione da trarre dalla corsa alla Casa Bianca di John Kerry nel 2004. La sua opinione è che Kerry abbia deluso gli elettori apparendo insincero con la sua insistenza nel sottolineare solo il suo servizio militare e omettendo di menzionare le sue successive opposizioni alla guerra. Morris avrebbe voluto intervistare Kerry per citarne le parole in modo naturale, non preparato, per farne risaltare l’umanità vera, che nella campagna elettorale finì col perdersi nel nulla.(Titolo originale: Making Sense of Ambiguous Evidence, HBR September 2008)