Ora che la recessione internazionale non è più solo un’ipotetica conseguenza della crisi finanziaria, ma una situazione in pieno svolgimento, la risorsa più importante da reperire e da utilizzare è la leadership. Questo vale sia nella gestione di grandi istituzioni internazionali, sia di singoli Stati, sia delle imprese. Non è questa la sede per approfondire il tema in relazione alle istituzioni, anche se appare ormai molto chiaro che all’origine di questa crisi epocale c’è una seria carenza di capacità di analisi, controllo e decisione: in una parola, di leadership. È invece terreno specifico di «Harvard Business Review» affrontare le questioni connesse con la leadership aziendale.Nei prossimi mesi le aziende, quelle italiane come quelle di altri Paesi, dovranno fare fronte a un netto calo della domanda sia interna che internazionale. Di necessità, si dovrà adeguare l’offerta e questo comporterà sia l’esigenza di operare dei tagli di costo, sia di concepire nuove strategie di mercato. La disponibilità di capitale, nonostante il credit crunch temuto da molti, non è in generale ancora un problema, mentre lo è il costo del capitale, specie per aziende che non possono ricorrere a un mercato azionario tuttora contrastato. L’occupazione ne potrà soffrire e questo metterà ulteriore pressione sulle responsabilità, già grandi, dei leader aziendali.In un contesto di mercato più ristretto e più competitivo, la capacità di manovra e di decisione diventa ancora più determinante che in tempi meno perturbati. Molti degli articoli che presentiamo in questo numero della rivista sono, così, focalizzati sullo stile di leadership e sulla capacità di decidere, guardando al futuro.Tre sono i contributi su cui concentrare l’attenzione: l’articolo di Sergio Marchionne, che riferisce in prima persona le quattro chiavi di cambiamento con cui ha operato la «grande trasformazione» della Fiat negli anni scorsi; l’intervista al leader mondiale di Cisco, John Chambers, nella quale emerge chiaramente come l’azienda sia riuscita in questi anni a precorrere il cambiamento e a posizionarsi sulla frontiera delle tecnologie più avanzate; e l’opinione del politologo Joseph Nye, divenuto celebre per avere coniato il concetto di soft power, sul modo di esercitare la leadership sia nel mondo della politica sia in quello del business, con quello che egli chiama il «potere intelligente».Altra sezione di rilevante interesse è quella dedicata allo stato e alle prospettive della consulenza manageriale in Italia, nel quadro europeo. L’indagine, che si basa per i dati statistici sull’ultimo rapporto Feaco, evidenzia un mercato della consulenza ancora molto dinamico nel 2008, con qualche preoccupazione per il 2009. Alcuni dei principali leader della consulenza in Italia danno uno spaccato dei temi più rilevanti di questo periodo, mentre importanti manager a capo di medie e grandi aziende guardano con occhio critico al contributo delle società di consulenza.Tra gli altri articoli, da segnalare il contributo di Ready, Hill e Conger sulla guerra per i talenti, ormai arrivata a interessare anche i mercati dei Paesi emergenti; il saggio di Gupta e Mela sull’esigenza di imparare a dare un valore alla domanda dei clienti «non paganti», ma non per questo non meno importanti per molti tipi di aziende; e l’articolo di Elena Cedrola, che presenta un interessante modello di «impresa allargata», capace di consentire alle piccole imprese di superare lo specifico limite dimensionale e adottare strategie di forte penetrazione di mercato.Infine, di grande interesse, come di consueto, i commenti agli articoli, a firma di Bruno Lamborghini, Stefano Venturi, Fabio Bonfanti, Carlo Iantorno e Giorgio Del Mare.Buona lettura!