La stampa 3-D cambierà il mondo

di Richard D’Aveni  |  Giovedì, 04 Aprile 2013

A chiunque non l’abbia vista in funzione, la stampa 3-D suona futuristica – come il teletrasporto nei film di fantascienza. Ma la tecnologia c’è già; si tratta di una piccola evoluzione rispetto allo spruzzare un toner sulla carta, per depositare strati di qualcosa di più sostanziale (come una resina plastica) fino a quando gli strati formano un oggetto. Eppure, facendo sì che una macchina produca oggetti di qualsiasi forma, quando e dove serve, il 3-D ci porta veramente in una nuova era.

A mano a mano che le applicazioni della tecnologia si espandono e i prezzi scendono, la prima grande implicazione è che più beni saranno fabbricati nel, o vicino al, punto di acquisto o consumo. Questo potrebbe anche significare produzione in casa propria di alcuni oggetti. (Si paga per la materia prima e l’IP – i file software per qualsiasi progetto si trovano gratis in rete). A parte questo, molti beni che sono dipesi dall’efficienza della produzione di massa di grandi impianti centralizzati verranno prodotti localmente. Anche se il costo unitario di produzione è maggiore, sarà più che compensato dall’eliminazione della spedizione e del magazzino. Laddove oggi le auto vengono prodotte solo da alcune centinaia di fabbriche in giro per il mondo, un giorno potrebbero essere realizzate in ogni area metropolitana. Le componenti potrebbero essere fabbricate nelle concessionarie o nelle officine di riparazione, e impianti di assemblaggio potrebbero eliminare l’esigenza di una gestione della catena di fornitura producendo le componenti al bisogno.

Un’altra implicazione è che i beni saranno infinitamente più personalizzati, dato che modificarli non richiederà attrezzi diversi, ma solo seguire le istruzioni del software. La creatività nel soddisfare i bisogni individuali si affermerà, così come fece il controllo di qualità nell’epoca della produzione indifferenziata.

Queste implicazioni di primo livello richiederanno alle imprese lungo tutte le catene di fornitura, produzione e distribuzione di ripensare le loro strategie e operazioni. E un secondo livello di implicazioni avrà un impatto anche maggiore. Con l’affermarsi della stampa 3-D, i fattori che hanno reso la Cina il laboratorio del mondo perderanno molta della loro forza.

La Cina ha arraffato contratti di produzione in outsourcing da ogni economia matura spingendo fino al limite il modello di produzione di massa. Non solo aggrega abbastanza domanda per creare efficienze di scala senza precedenti, ma minimizza anche un costo chiave: il lavoro. Gli interventi del governo cinese sono andati a beneficio dei produttori in ogni fase, favorendo la crescita manifatturiera del Paese rispetto al potere d’acquisto e agli standard di vita dei suoi consumatori. 

In un modello di produzione ampiamente distribuita, molto flessibile e di piccola scala questi straordinari vantaggi diventano svantaggi. Nessuna forza lavoro può essere pagata abbastanza poco da compensare il costo di spedire merci attraverso gli oceani. E pochi manager istruiti in un contesto favorevole al produttore hanno l’istinto da consumatore per competere mediante la personalizzazione.

Sembra invece che gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali, quasi loro malgrado, tireranno fuori le vecchie tecniche di judo per sfruttare la mancanza d’equilibrio del concorrente e farne il proprio potente strumento mentre questo cade.

La Cina non sarà perdente nella nuova era: come ogni Paese, avrà un mercato interno da servire su basi locali, e sarà enorme. E non tutti i prodotti si prestano alla stampa 3-D. Ma la Cina dovrà rinunciare ad essere il produttore di massa del resto del mondo. La strategia che le ha dato questo enorme vantaggio politico non servirà più in futuro.

Il grande trasferimento di ricchezza e posti di lavoro all’est dei due decenni passati può avere raggiunto un picco decisivo. Ma questa nuova tecnologia cambierà ancora gli equilibri mondiali. 

 

 

Richard D’Aveni
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