Perché il retail non passa i confini

  • di Marcel Corstjens, Rajiv Lal


  • Marketing e Vendite


La maggior parte delle aziende assume che il modo più facile per crescere consista nell’investire all’estero e che il mondo in via di sviluppo offra oggi le migliori opportunità per aumentare entrate e utili. Tuttavia, il successo oltremare varia molto da caso a caso, e le ricerche mostrano che è spesso difficile incrementare i profitti investendo all’estero.Un nuovo studio sul settore retail alimentare rivela che, con poche eccezioni, i vantaggi della globalizzazione non hanno interessato i retailer. Nella maggior parte dei Paesi i retailer locali sono dominanti mentre i player globali sono assenti dai maggiori mercati al dettaglio. Inoltre, tutti i retailer che si sono avventurati oltremare hanno fallito almeno tanto quanto hanno avuto successo. In media, l’estensione della loro globalizzazione non ha un effetto significativo sui tassi di crescita delle entrate e dei profitti dei retailer. È piuttosto la crescita del mercato interno a costituire il motore primario dei margini di profitto e del fatturato.Alcuni retailer sono riusciti a diventare globali sviluppando strategie che utilizzano quattro regole specifiche di globalizzazione. Regola 1: il mercato domestico è il perno della globalizzazione. I retailer possono generare in patria le risorse che servono per globalizzarsi. Regola 2: portare sempre qualcosa di nuovo sul mercato. È difficile battere un rivale sul suo mercato. Regola 3: differenziare è più importante che fare sinergie. Regola 4: il timing è cruciale.I retailer farebbero bene a smettere di piantare bandierine per concentrarsi invece su un numero limitato di opportunità dove possono costruire forti attività.Titolo originale: Retail Doesn’t Cross Borders: Here’s Why and What to Do About It, HBR, 4.2012.

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