Perché le organizzazioni non imparano

  • di Francesca Gino e Bradley Staats


  • Risorse Umane e Organizzazione


Per qualunque azienda che voglia essere competitiva, apprendimento e miglioramento continui sono fondamentali. Ma non sempre facili da ottenere. Al termine di una ricerca decennale gli autori hanno concluso che quattro sono le spinte che possono ostacolarli: concentrarsi troppo sul successo, agire con eccessiva rapidità, sforzarsi troppo di adeguarsi e affidarsi troppo agli esperti. Ciascuno di questi errori genera dei problemi ma può anche essere superato con una strategia specifica.

Per esempio, la preoccupazione del successo porta a un irragionevole timore del fallimento, a un rifiuto di correre dei rischi, a concentrarsi sulla performance passata e non su quella potenziale e a cecità verso il ruolo della fortuna nei successi e negli insuccessi. I manager devono invece trattare gli errori come opportunità di apprendimento, riconoscere e promuovere la capacità di crescita dei dipendenti e fare periodicamente il punto sui progetti sulla base dei relativi dati.

Per contrastare l'eccessiva tendenza all'azione – nonché lo sconsiderato moto perpetuo che ne deriva e il conseguente sfinimento – i leader possono programmare più pause nel lavoro per fare spazio alla riflessione. Per quanto riguarda la tendenza a conformarsi, che penalizza pesantemente l'innovazione, possono correggerla incoraggiando i lavoratori a coltivare i propri punti di forza individuali e a esternare eventuali proposte di miglioramento che gli vengano in mente. Possono inoltre sviluppare i propri dipendenti mettendoli in grado e permettendo loro di risolvere i problemi anziché rivolgersi automaticamente a esperti esterni.

 

 

 

 

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