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La consulenza manageriale in Italia nel 2011

  • di Francesco Bogliari


  • General Management


Molti settori dell’economia italiana, tra cui il Management Consulting, stanno attraversando un momento difficile, che va governato con continuità. I dati delineano il profilo di una consulenza che, nel confronto con i grandi paesi dell’Europa (Germania, Regno Unito, Francia), risulta molto sottodimensionata: con un fatturato complessivo di circa 3 miliardi di euro, il Management Consulting in Italia contribuisce solo con lo 0,20% al PIL. Il business è frammentato tra 16.400 società, di cui l’85% opera con meno di tre addetti; 35 grandi aziende generano il 40% del fatturato, una miriade di micro società ne genera il 30%. La spartizione delle aree di specializzazione avviene sostanzialmente tra l’area organizzativa, quella funzionale, quella strategica e quella amministrativa. Nel 2011 il mercato della consulenza è risultato polarizzato tra imprese vincenti, circa il 50% degli operatori, con ricavi in crescita, e imprese in seria difficoltà, intorno al 25% degli operatori, con ricavi in calo fin dal 2009.Sotto il profilo qualitativo, la domanda di servizi di consulenza si è orientata verso aspetti operativi e di miglioramento di specifiche aree funzionali, perché il management è mediamente più preparato, ma soprattutto per la necessità, non sempre strategica, di ottenere nel breve periodo risultati tangibili. Questo determina una modularizzazione dei progetti di consulenza, in modo tale da integrare piccoli interventi in un percorso di più ampio respiro. La focalizzazione chiesta dai clienti, spesso su progetti coinvolgenti più aree, e l’internazionalizzazione stanno indirizzando il settore, molto frammentato, verso percorsi di crescita dimensionale: le grandi società mediante acquisizioni, le piccole e le micro mediante network che consentano il rispetto delle diverse identità. Dal Rapporto emerge che le società di consulenza dovranno innanzitutto, lavorare sull’offerta alla PA e alle PMI, che domandano poco o male i servizi di consulenza; far crescere la cultura di una consulenza etica; offrire servizi specifici, facendo conoscere in modo comprensibile e trasparente il valore che viene apportato; cominciare a gestire la domanda di consulenza per renderla più consapevole a fronte dei sospetti, delle incapacità, delle resistenze attuali; e, infine, assecondare la crescita dimensionale, attraverso acquisizioni o, nel caso di piccole e micro imprese, network.

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