Che cosa direbbe oggi Peter Drucker?

Dando retta alla saggezza di Peter Drucker ci saremmo potuti evitare (ma facciamo ancora in tempo a farlo) tante difficoltà, come quelle che ci derivano dal bisogno di ricreare fiducia nel mondo degli affari o dal cambiamento climatico. Drucker è stato uno dei primi a metterci in guardia sulle retribuzioni eccessive dei dirigenti, sull'incapacità dell'industria automobilistica di adattarsi e di innovare, ma anche sui pericoli della concorrenza dei nuovi mercati emergenti e su quelli che potevano derivare dalla sottovalutazione delle organizzazioni no profit e di altri soggetti portatori di istanze di riforma sociale. Se fosse ancora con noi, a un secolo dalla sua nascita, cosa direbbe della strada che ci si apre davanti? L'essenza del suo pensiero si può riassumere in tre punti. Il primo è che l’attività manageriale deve diventare una professione, e dirigenti e manager devono ricordare che il loro compito principale consiste nel lavorare per la stabilità a lungo termine della loro organizzazione. Questo significa assumersi la responsabilità del benessere, non solo della ricchezza sociale. Secondo, i lavoratori della conoscenza non possono essere controllati; devono invece essere motivati. Collaboratori di questo tipo devono poter avere uno scopo più elevato del proprio profitto personale. Terzo, il no profit è un ingrediente necessario per produrre una buona società, in cui le aziende possano prosperare. È fondamentale investire in queste realtà. Drucker non era certo un rivoluzionario, e l'unica cosa che ci chiedeva era di mettere in discussione di continuo i nostri presupposti. Predicava la fermezza e l'importanza di una vision, riconoscendo che per svolgere una funzione di guida in tempi difficili occorre saper vedere la direzione che prenderanno le cose, ma anche riuscire a capire cosa non va cambiato. Titolo originale: What Would Peter Say?, HBR, November 2009
PARTNER CENTER

 

     

Copyright © Strategiqs Edizioni, Harvard Business School Publishing.