Scegliere gli Stati Uniti

  • di Michael E. Porter, Jan W. Rivkin


  • Economia e Società


La decisione su dove collocare le proprie sedi è per molti aspetti un referendum sulla competitività di una nazione. Quando un’azienda decide, per esempio, di costruire un nuovo impianto in Cina invece che negli Stati Uniti, sta fondamentalmente votando quale Paese le offra le migliori probabilità di successo sul mercato globale.Negli ultimi trent’anni i business sono diventati sempre più mobili, e sempre più Paesi sono diventati dei potenziali contendenti. Ma nuovi dati (tra cui i risultati di uno studio condotto su 10.000 laureati della Harvard Business School) suggeriscono che gli USA non stiano ottenendo la quota appropriata di decisioni di localizzazione, anche per attività ad alto valore che tradizionalmente gravitano sull’America, come la Ricerca e Sviluppo.In parte, questo accade perché i policy maker americani non stanno prendendo in seria considerazione alcuni punti di debolezza del mondo del business nazionale. Ci sono anche problemi a livello delle aziende: molte decisioni di localizzazione sono spostamenti incrementali di attività offshore; immaginate un secchio con tanti piccoli fori. Per esempio, un’azienda di software promuove sviluppatori americani in posizioni di prestigio e assume lavoratori est-europei per i lavori di livello più basso. In questa maniera, le decisioni sembrano non permettere un’analisi esaustiva. Al tempo stesso, i manager ignorano gli ingenti costi secondari associati all’apertura di una sede estera e non si accorgono dei benefici che potrebbero raccogliere se investissero nelle comunità locali.Questo articolo esamina i punti di forza e di debolezza nelle decisioni di localizzazione negli USA, identifica i tipi di attività nei quali gli USA devono competere e definisce un programma per il governo e i business leader.Titolo originale: Choosing the United States, HBR, 3.2012.

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