La globalizzazione, i robot e il futuro del lavoro

  • di AMY BERNSTEIN


  • Interviste


Jeffrey Joerres entra in Manpower nel 1993 con un mercato del lavoro relativamente stabile e un’azienda ancora orientata al personale dell’industria e agli impiegati di tipo tradizionale. Da allora la globalizzazione e il rapido progresso tecnologico hanno sensibilmente modificato il panorama dell’occupazione. Nei suoi 15 anni da CEO, Joerres ha ampliato le operazioni internazionali dell’azienda e l’ha introdotta nel mercato sempre più competitivo dei professionisti dell’IT, della finanza e dell’ingegneria.
In questa intervista con l’editor di HBR Joerres descrive come l’analisi dei micromercati riveli «sacche di competenze geolocalizzate» cui le organizzazioni possono attingere, finché i concorrenti non vi penetrano di forza e le saccheggiano facendo lievitare le retribuzioni. Le aziende devono quindi acquisire una «mentalità nomade» che permetta loro di creare, accanto alle grandi, attività più piccole e temporanee. Joerres ammette che «quando automazione e intelligenza artificiale si affermeranno in tutta la loro portata e in maniera diffusa, economica e facilmente giustificabile» schiere di lavoratori verranno espulsi con una scarsa o nulla preparazione per occupazioni molto diverse. Consiglia alle aziende che desiderano sviluppare una strategia del personale di creare e praticare diversi modelli di lavoro – crowdsourcing, produzione a distanza, terzisti temporanei che diventano a tempo pieno. «Quando la finiremo con questa questione dell’efficienza?», si chiede. «La risposta è: mai».

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