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L’aula più stretta del mondo

di  |  Giovedì, 19 Dicembre 2013

Aziende e carcere s’incontrano e si misurano sui temi della responsabilità, della leadership e sulla capacità di mantenere insieme vincoli ed esigenze: avviene con il progetto di formazione manageriale realizzato dalle società SLO e Galdus in collaborazione con la Casa di Reclusione di Milano-Opera (MI). Non a caso il programma si chiama “L’aula più stretta del mondo" ma, in barba al nome, sembra piuttosto che ai partecipanti allarghi gli orizzonti e permetta di scoprire nuovi scenari con prospettive e soluzioni diverse. Dopo un'introduzione alle problematiche organizzative e manageriali, i manager – attraverso un percorso interno all'Istituto e i racconti del Direttore e degli Ispettori di polizia penitenziaria – possono infatti scoprire diversi modi di affrontare situazioni organizzative e riflettere sulla gestione di risorse e persone, motivazione e identità lavorativa. “Non punta sulle emozioni forti, come avviene con la formula dell’outdoor, non ha ricette precostituite e nemmeno è un laboratorio artefatto dove tentare esperimenti di best practice”, spiegano gli organizzatori. “Nasce invece dalla volontà di trascorrere una giornata in un luogo vero, talmente vero da risultare crudo, intessuto di sofferenza, ma anche di speranza, di fatica e responsabilità, di errori ma anche di forti valori”.
"Il progetto si pone nel contesto di una generale valorizzazione delle relazioni che si possono instaurare tra Amministrazione Penitenziaria e mondo delle imprese e consente un'apertura che offre vantaggi in entrambe le direzioni”, sottolinea il direttore della Casa di Reclusione Giacinto Siciliano. “Dal punto di vista interno porta sicuramente un ritorno motivazionale forte per il personale, che trae da questa esperienza una legittimazione ulteriore della validità del proprio lavoro". L'iniziativa, non onerosa per il carcere, ma interamente sostenuta con i contributi delle imprese che vi partecipano, è rivolta a responsabili di persone e di progetti sia in ambito privato sia pubblico. Maurizio Bertoli, responsabile dell'Area Aziende di SLO, afferma: "Abbiamo constatato che confrontarsi con questa istituzione obbliga a uscire dagli schemi quotidiani, riflettendo su similitudini e diversità, e permette alle persone di individuare ipotesi di intervento utilmente trasferibili nel proprio contesto lavorativo".
Mario Perego, direttore Risorse Umane Heineken Italia, conferma: "Ho trovato attraente l’idea dell’aula ristretta, direi quasi rivolta all’interno e quindi alla riflessione. Emerge molto forte, in un ambito di risorse scarse come questo, il problema della gestione dello stress, su cui agiscono il fattore tempo e la responsabilità personale. In azienda, davanti a un problema, spesso le persone non prendono iniziative personali. In carcere, in un sistema di regole molto codificate, gli Ispettori agiscono davanti all’emergenza, dimostrando un elevato senso di responsabilità: l’azienda può apprendere molto da questa cultura organizzativa e dalla capacità di condividere il senso del proprio lavoro". Marzia Segato, HR-Business Partner di Electrolux Group, osserva che "attraverso il carcere si possono affrontare problematiche simili a quelle aziendali dentro un contesto completamente 'altro' che libera dalle solite dinamiche. Questo aiuta a ripensare la propria situazione organizzativa e lavorativa con una diversa prospettiva. Ho apprezzato il modo con cui in carcere si affronta la questione dei limiti e dei condizionamenti e con cui si inventano soluzioni a problemi ed emergenze senza travalicare il confine di ciò che si può e si deve fare. Molto stimolante anche l’aspetto motivazionale, ovvero come la forte condivisione degli obiettivi crei coesione all’interno del team, alimentando lo spirito d’appartenenza".
Una lettura positiva dell’esperienza arriva anche dagli Ispettori, figure professionali che gestiscono i reparti (circa 600 detenuti) e una squadra di agenti di 80 unità. “Attraverso lo stupore degli ospiti anch’io ho potuto vedere cose che facciamo ogni giorno e di cui non calcoliamo l’importanza. Far emergere la professionalità con cui eseguiamo il nostro compito mi ha riempito di orgoglio!”, afferma Rosario Davi, Vice Sovrintendente. E Maria Visentini, Ispettore Superiore, fa notare un elemento che colpisce i partecipanti: “Ai nostri ospiti desta meraviglia il fatto che non siamo armati: la nostra arma con i detenuti è la parola. Parliamo tutto il giorno, ragioniamo, convinciamo, incoraggiamo. E lo stesso con gli agenti: discutiamo, mediamo, riflettiamo. È un aspetto fondamentale del nostro lavoro, a cui dedichiamo moltissime energie”. Il 22 gennaio prossimo si terrà la prossima edizione.

Maggiori informazioni sono disponibili su www.aulapiustretta.it

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