Nel mondo del dopo-11 settembre le imprese sono state piuttosto nervose rispetto all’investire nei 22 Paesi che costituiscono la Lega Araba. La turbolenza politica e le idee sbagliate su una società chiusa, in cui alla gente viene insegnato a odiare i prodotti e la cultura occidentali, hanno indotto molti a concludere che la regione è instabile, caotica e chiusa al business. Ma i consumatori arabi hanno le stesse esigenze delle persone di ogni altro luogo e i mercati della regione stanno crescendo globalmente connessi e intensamente competitivi.
Per fare affari nel mondo arabo le imprese devono capire l’inseparabilità tra l’Islam e la società e il business arabi. I consumatori anelano al progresso, alla modernità e all’inclusione, ma non desiderano abbandonare le loro tradizioni religiose profondamente radicate, come espresse nei cinque pilastri dell’Islam. Le aziende che entrano in conflitto con uno dei pilastri, ad esempio insultando il profeta Maometto o interferendo con le preghiere quotidiane, danneggiano la propria reputazione e le proprie prospettive.
Ma per le imprese e le organizzazioni straniere alcuni dei pilastri presentano opportunità. Il hajj, o pellegrinaggio, attrae ogni anno in Arabia Saudita più di 1,5 milioni di visitatori; la maggior parte dei dettaglianti nel mondo arabo vende nel mese di Ramadan tanto quanto nel resto dell’anno; e la donazione filantropica annuale richiesta ad ogni musulmano, la zakat, crea possibilità per il settore sociale globale.