Una volta ho partecipato a un workshop di epidemiologi che discutevano perché le persone più ricche e istruite vivono più a lungo di quelle più povere e meno istruite, un fatto che consideravano come una grande ingiustizia. Chiesi loro se si ricordavano del famoso rapporto del Surgeon General del 1964 sui pericoli del fumo. Salvò molte vite umane ma le persone più istruite colsero il messaggio per prime, per cui ottenne l’effetto indesiderato di creare delle diseguaglianze nel campo della salute. Se avessero potuto usare una macchina del tempo, sarebbero andati indietro nel tempo e avrebbero soppresso il rapporto? Con mia grande sorpresa, la risposta fu: «Beh, è una scelta difficile». Se avessimo votato, sono abbastanza certo che il Surgeon General avrebbe perso.
Gli ultimi 250 anni hanno conosciuto un progresso senza precedenti nella ricchezza e nella salute. Ogni decennio ha portato avanti nuove conoscenze e nuovi modi di fare le cose; nella salute, la scoperta forse più importante è stata la teoria sulle malattie provocate dai germi. Come nel caso della campagna contro le sigarette, ogni scoperta ha beneficiato almeno alcune persone. Non è un buon motivo per festeggiare? È certamente meglio avere un progresso diseguale che nessun progresso.
La questione è, comunque, che ci spaventiamo se questi progressi nel tempo non si livellano. Siamo veramente soddisfatti se 50 anni dopo il rapporto del Surgeon General il fumo continua a creare un divario tra ricchi e poveri? Non c’è qualcosa di molto sbagliato se milioni di bambini muoiono ogni anno perché hanno avuto la sfortuna di nascere nei Paesi “sbagliati”, specie quando muoiono di malattie di cui ci sono note da quasi un secolo prevenzioni o cure?
Le maggiori disuguaglianze sono quelle fra nazioni ricche e povere. Quando pochi Paesi dell’Europa nordoccidentale si allontanarono dal resto e continuarono a progredire anziché regredire, crearono divari enormi fra se stesse e il resto del mondo. Quei divari non si sono mai chiusi.
Dovrebbe questo farci desiderare di tornare indietro e cancellare la rivoluzione industriale o dimenticare la teoria dei germi? Ovviamente no. Un’opzione migliore, se avessimo la macchina del tempo, sarebbe di cancellare il colonialismo, che ha lasciato ai Paesi depredati un’eredità di malattie e di Governi ben poco interessati a migliorare le condizioni di vita dei loro popoli.
Molte persone vedono gli aiuti come un modo di mettere quell’opzione in pratica. Ma grandi flussi di aiuti minano le condizioni per realizzare oggi un progresso, esattamente come il colonialismo lo ha fatto ieri. Dobbiamo ripensare come diffondere i benefici delle scoperte per assicurarci che i divari non arrivino addirittura ad aggravarsi alla prossima tornata.
Che sia interna a un Paese o internazionale, la diseguaglianza diventa intollerabile quando gli individui che per un qualsiasi motivo sono riusciti ad andare più avanti usano il loro potere per spingersi anche oltre, e magari per far stare peggio gli altri in termini assoluti. Quando le persone di successo – uomini d’affari, avvocati, commercianti, medici – usano il loro successo per cambiare le regole a proprio favore, esercitando pressioni o finanziando dei politici, quel successo non va più celebrato. Quando spingono per ciò che considerano importante senza percepire che altri hanno priorità diverse – i ricchi, per esempio, hanno poco bisogno della sanità o dell’istruzione pubblica – minano la fornitura di beni pubblici da cui il resto di noi dipende. Quando rendono difficile a chi non ha ricchezze (o non è orientato alla ricchezza) far pienamente parte della società, minano il processo democratico. Il giudice Luis Brandeis disse una volta «Possiamo avere la democrazia, o possiamo avere la ricchezza concentrata nelle mani di pochi, ma non possiamo avere entrambe le cose».
Questo è il motivo per cui, anche quando riteniamo che un po’ di diseguaglianza sia un “bene”, la troviamo così disturbante. È infatti una cosa quando delle persone riescono a uscire dalla povertà lasciando altri indietro. È una cosa completamente diversa quando chi ne è uscito usa la libertà appena trovata per bloccare la strada a chi sta ancora cercando una soluzione per sé.