Le capacità individuali di giudizio e di iniziativa sono essenziali per il successo della moderna economia capitalistica. Nello stesso tempo, le regole e i sistemi centralizzati sono necessari per mettere ordine e impedire gli sprechi. Trovare l’equilibrio tra decentralizzazione e approccio regolatorio nei processi decisionali ha sempre rappresentato una difficoltà e le organizzazioni hanno una lunga esperienza nel gestirne le tensioni derivanti.Di recente, tuttavia, una nuova forma di controllo centralizzato ha preso piede: processi decisionali meccanicistici basati su modelli statistici top-down e algoritmi. Ciò è stato particolarmente vero in finanza, dove i modelli di rischio hanno sostituito le valutazioni di migliaia di banchieri e investitori individuali, con conseguenze disastrose.Il problema dell’approccio statistico sta nel fatto che non può tenere adeguatamente conto dell’incertezza intrinseca alle decisioni economiche o della natura idiosincratica dell’attività umana.Ciò di cui necessita la finanza è di tornare a effettuare valutazioni. L’autore offre a questo scopo alcune linee guida: il controllo computerizzato funziona meglio nel caso di prodotti e processi inanimati, che possono essere fisicamente inquadrati allo scopo di minimizzare le variazioni delle relative condizioni. I computer hanno un grande ruolo anche quando, come nel caso della configurazione delle pedine in una scacchiera, il numero di combinazioni possibili è molto elevato (e in queste condizioni l’ampiezza costituisce il grande vantaggio del computer) ma tutte rispondono a regole ben definite. Al contrario, il giudizio umano è favorito quando è difficile dare un inquadramento preciso, i risultati possibili sono ambigui e le possibilità sono aperte.Comunque, alla fine la definizione univoca di una valutazione è essa stessa materia di valutazione.Titolo originale: “The Judgement Deficit”, HBR, September 2010.