Quando i dirigenti di Netflix elaborarono un PowerPoint sulla strategia dell’azienda nel talent management,il documento ebbe diffusione virale e venne visto in rete oltre 5 milioni di volte. Ora uno di questi dirigenti, a lungo responsabile dello sviluppo dei talenti, è andato oltre e ha dipinto un quadro dettagliato di come Netflix attira, trattiene e gestisce le star.
Assume, premia e tollera solo chi si comporta da adulto. Chiede ai lavoratori di usare la logica e il buon senso anziché politiche formalizzate, che si tratti di comunicazione, uso del tempo o spese.
Dice il vero sulle performance. Via le revisioni formali, viva i dialoghi informali. Offre generose buonuscite invece di trattenere persone con competenze non più utili.
Invita i manager a costruire grandi team. È la cosa principale. Non li valuta perché sono dei buoni mentori o perché stanno dietro alle carte.
I leader sono gli owner del processo di creazione della cultura dell’azienda. Devono effettivamente incoraggiare e modellare i comportamenti.
I talent manager devono pensare come prima imprenditori e innovatori, poi come gestori di persone. Basta con le festicciole e le T-shirt, occorre esser certi che ogni dipendente capisca ciò che serve di più all’azienda e soprattutto ciò che significa esattamente “alte performance”.