Fallire consapevolmente

  • di Rita Gunther McGrath


  • Leadership


Non è una novità che i dirigenti d'azienda lavorino in contesti sempre più incerti, dove i fallimenti sono destinati a essere più frequenti dei successi. Eppure, se provate a chiedere a un dirigente quanto, su una scala da uno a dieci, la sua organizzazione impari dai fallimenti, è facile che come risposta vi sentiate dire un imbarazzato «Due, forse tre».Organizzazioni di questo tipo si stanno lasciando sfuggire una grossa opportunità: può darsi che il fallimento sia inevitabile ma, se gestito bene, può risultare molto utile. Una quantità discreta di fallimenti vi può aiutare a mantenere aperte tutte le opzioni, a scoprire cosa c'è che non funziona, a creare le condizioni per attrarre risorse e attenzione, a dare spazio a nuovi leader e a sviluppare intuizione e abilità.La chiave per cogliere questi benefici consiste nel sostenere il “fallimento intelligente” all'interno della vostra organizzazione. McGrath descrive diversi principi che possono aiutarvi a far funzionare questi fallimenti intelligenti. Prima di iniziare qualunque progetto, dovete decidere cosa significa successo e cosa fallimento. Dovete poi documentare questi presupposti iniziali, passare alla fase di test, modificarli strada facendo e convertirli in conoscenza. Cercate di sbagliare subito (più tempo ci metterete, meno imparerete) e in modo economico, in modo da contenere il rischio di ricavarne degli svantaggi. Limitate il numero degli elementi di incertezza all'interno dei nuovi progetti e costruite una cultura che tolleri, talvolta persino celebri, il fallimento. Infine, codificate e condividete quello che avete imparato.Questi principi non vi daranno i mezzi per evitare tutti i fallimenti che potreste incontrare lungo la strada, non sarebbe realistico. Vi aiuteranno semplicemente a usare le piccole perdite per conquistare vittorie più grandi sul lungo periodo.Titolo originale: “Failing by Design”, HBR, April 2011.

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