Gli strumenti finanziari convenzionali possono portare a fare errori nella supply chain. La maggior parte dei manager utilizza il modello dei flussi di cassa scontati (FCS) come ausilio per prendere decisioni quali la localizzazione di un nuovo impianto produttivo o la scelta tra un fornitore estero o nazionale. Ma l’FCS tipicamente sottovaluta la flessibilità con il risultato che le aziende possono ritrovarsi con supply chain che hanno costi bassi solo se tutto va secono i piani, ma costi altissimi se nascono dei problemi.De Treville dell’Università di Losanna e Trigeorgis dell’Università di Cipro sostengono che sia possibile evitare la trappola accoppiando l’analisi FCS con una valutazione delle reali alternative. Questa tecnica vi consente di attribuire un valore monetario alla flessibilità della supply chain e vi aiuta a stabilire il valore che viene dal detenere il controllo diretto.Gli autori spiegano come un approccio con le alternative reali abbia aiutato l’azienda svizzera Flexcell a decidere se localizzare o meno un nuovo impianto nel Paese o all’estero. Il CEO ha potuto far vedere al CdA che la flessibilità consentita dal posizionare la fabbrica vicino alla sede centrale avrebbe più che compensato i risparmi del 15% per unità di prodotto che si sarebbero ottenuti localizzando l’impianto altrove. E ha anche dimostrato che i costi connessi con interruzioni produttive in un impianto in Svizzera sarebbero molto inferiori a quelli derivanti da disordini produttivi in una fabbrica all’estero. La decisione di produrre nel Paese ha portato grossi benefici, specie nel contesto dell’attuale crisi economica.Titolo originale: “It May Be Cheaper to Manufacture at Home”, HBR, October 2010.