Il fatto che la maggior parte di operazioni di M&A non crei il valore previsto ha spinto molte aziende a sviluppare forti capacità progettuali per gestire l’integrazione post-acquisizione. La ricerca ha però dimostrato che, nonostante l’esperienza accumulata, la correlazione tra lo stock di esperienza e il valore creato non è positiva. Il problema si annida infatti nella capacità di selezionare di volta in volta il disegno ottimale della fase di integrazione tra tutti quelli possibili, a seconda della logica di creazione del valore nonché delle caratteristiche dell’azienda acquisita e di quella acquisitrice. Gli autori propongono a tal fine uno schema metodologico che aiuta a capire come identificare l’approccio ottimale agendo sulle tre dimensioni fondamentali dell’integrazione: La profondità dell’integrazione, la sensibilità nei processi decisionali e organizzativi e la velocità con la quale le decisioni vengono prese e implementate.La prima fase del processo di sviluppo dell’«integrazione su misura» consiste nell’analizzare e definire le priorità delle fonti di creazione del valore ipotizzate e l’approccio di creazione di valore conseguente, per ponderare i trade-off e identificare il modello di integrazione che riesce a gestirli al meglio.Il secondo passo, è quello di adeguare l’approccio selezionato in funzione delle caratteristiche dell’impresa acquisita, quali la sua dimensione, il grado di somiglianza o sovrapposizione delle sue risorse e la qualità delle sue competenze. Infine, si passa al vaglio delle competenze e delle caratteristiche culturali della propria organizzazione, per valutare sia l’eseguibilità del modello di integrazione scelto, sia le opportunità di sviluppo di nuove competenze e di rilancio di processi di cambiamento creati, in maniera più o meno diretta e intenzionale dall’acquisizione.Il ruolo del top management non si esaurisce quindi con il completamento del processo di integrazione e il controllo della qualità dell’esecuzione. Il valore aggiunto consiste soprattutto nel far leva sulla consapevolezza dei limiti della propria azienda, per confezionare il miglior design possibile per la fase di integrazione e per sfruttarne al massimo non solo il potenziale di sinergie, ma quello di miglioramento e di apprendimento dall’esperienza di acquisizione.