Nel 1886, rivolgendosi alla nascente American Society of Mechanical Engineers, Henry R. Towne propose che la “gestione del lavoro” venisse considerata un’arte moderna, annunciando così l’avvento del Secolo del Management, nel quale la gestione così come la conosciamo è venuta alla luce e ha iniziato a dare forma al mondo nel quale oggi operiamo.
Kiechel, che in passato è stato direttore editoriale di Harvard Business Publishing, descrive le tre ere che segnano questo periodo: gli anni che hanno portato alla Seconda Guerra Mondiale, durante i quali il nuovo spirito di esattezza scientifica ha dato le ali a una nuova élite manageriale; i primi decenni del Dopoguerra, l’apogeo del managerialismo basato sulla fiducia di sé, e un’epoca in cui i principi di strategia del tempo di guerra sono stati adattati, qualche volta in modo spietato, alla gestione delle aziende; e il periodo dagli anni Ottanta a oggi, anni che hanno visto verificarsi cambiamenti veloci, squilibri e un asservimento alle forze di mercato, ma hanno anche aperto la porta alla globalizzazione, a innovazioni senza precedenti e a più alte aspettative su come vadano trattati i lavoratori. Nel ripercorrere questa strada, l’autore esamina i contributi di pensatori come Frederick Taylor, Elton Mayo, Peter Drucker e Michael Porter.
Cosa c’è nel nostro futuro? Forse la sfida maggiore che attende le aziende nel XXI secolo è riuscire a liberare realmente la scintilla dell’immaginazione umana dalla massiccia spinta che le organizzazioni esercitano verso lo status quo. C’è quasi sempre una via migliore, conclude Kiechel, e il management continuerà a cercarla.