Salvatore Garbellano è docente a contratto di Modelli Organizzativi, HRM al Politecnico di Torino e componente del Comitato Scientifico Ricerche Asfor
In Europa negli ultimi mesi si è molto parlato di sistema bancario, molto poco invece di formazione per i vertici apicali delle banche. Mario Draghi ha colmato questa lacuna. Il 17 agosto, in piena estate, la BCE ha espresso il proprio parere sul modello di governance della Caixa Geral des Depósitos, la più importante banca del Portogallo. La CGD, una banca di proprietà dello Stato, da tempo attraversa una fase critica aggravata dal mancato superamento degli stress test.
Il documento, firmato da Mario Draghi, ha carattere riservato. Tuttavia secondo la stampa piu’ autorevole, inizia con una esplicita e inusuale richiesta: tre dei sette amministratori della banca devono partecipare a un “corso di gestione strategica delle banche all’Insead o ad altro programma avente contenuti simili da tenere entro 6 mesi a decorrere dalla nomina”. I tre amministratori con responsabilità di elevato livello sono noti alti dirigenti di grandi imprese finanziarie e industriali sia portoghesi sia di multinazionali presenti nel Paese. Per uno dei tre la BCE esige la frequenza ad altri due programmi. Il primo è un corso di risk management all’Insead o in un’altra scuola, il secondo è sulle tecniche di analisi del rischio finanziario tenuto dall’associazione internazionale che riunisce coloro i quali svolgono questa attività, la GARP, con sede a Londra.
La BCE richiede, inoltre, un vero e proprio programma di formazione di “onboarding” per tutti i consiglieri di amministrazione. Entro sei mesi dalla nomina devono partecipare a un programma di formazione per conoscere in modo più approfondito le diverse aree di business della banca, gli organigrammi e le responsabilità delle diverse funzioni, i processi di reporting e di controllo interno, il codice di condotta, il sistema di compliance, gli aspetti di regolamentazione e supervisione. La BCE non si limita a indicare la tipologia di programmi di formazione: in modo esplicito ha chiesto che la banca implementi un processo di formazione continua per tutti i componenti del consiglio di amministrazione con particolare riguardo alle tematiche di analisi del rischio e della gestione prudente della banca. La BCE avverte che i partecipanti devono frequentare “con successo” i programmi e obbliga la banca a comunicare tempestivamente a Francoforte la realizzazione dei programmi e l’esito positivo per ciascun partecipante.
La decisione di Draghi è rilevante. Per la prima volta la BCE delinea un’articolata strategia di formazione per i consiglieri di amministrazione e i vertici aziendali di un’importante banca europea. In questo modo Draghi supera un muro che per la formazione manageriale si è spesso rivelato invalicabile. Per molto tempo la formazione non ha avuto accesso ai tavoli in cui si prendono le reali decisioni strategiche dell’impresa.
L’estensione del principio della formazione continua ai consiglieri di amministrazione costituisce una decisione a elevato impatto: l’apprendimento continuo deve rappresentare un collante che tiene insieme l’impresa, a iniziare da coloro i quali hanno responsabilità apicali.
La BCE non si è limitata a delineare una strategia di formazione, ma ha individuato i gap di competenze rilevati su alcune figure chiave della banca sulla base di un’attenta analisi dei curriculum. Anche in questo caso l’affermazione del valore della competenza dei vertici apicali rappresenta un’ulteriore decisione a elevato impatto, in termini sia di gestione delle persone sia di valori aziendali da radicare nelle imprese.
La BCE premia l’Insead. La scuola di management di Fontainebleau ha ottenuto un’autorevole “certificazione”, che di fatto rappresenta un indubbio vantaggio competitivo. Per le altre scuole europee di management costituisce, invece, un segnale cui occorre prestare grande attenzione, al fine di comprendere le ragioni che hanno portato la BCE a dare questa indicazione. La formazione manageriale di qualità deve diventare una priorità per il nostro Sistema Paese anche in considerazione della possibilità di trasferire in Italia le istituzioni europee che ancor oggi hanno sede in Gran Bretagna.
La BCE evidenzia l’importanza della valutazione della formazione. Non indica – per altro correttamente – i parametri in base ai quali i partecipanti frequentano “con successo” i corsi. Tuttavia la richiesta di Francoforte impone per tutti i responsabili dei programmi (e non solo) l’individuazione di appropriate metodologie di valutazione. Nel caso specifico, si tratta di responsabilità non usuali che hanno elevata incidenza sui più delicati equilibri e dinamiche della banca.
L’insieme di queste decisioni rappresenta una buona pratica che dovrebbe trovare ulteriore applicazione. È auspicabile pertanto che, nel rispetto del sistema istituzionale e normativo italiano, decisioni in tema di strategie di formazione per i vertici aziendali vengano prese, quando necessarie, anche nell’ambito delle nostro sistema bancario. Le sofferenze non sono soltanto finanziarie, ma anche delle persone che lavorano nelle banche e di chi ha perso i propri risparmi.