Un futuro professionale per tutti

di Federico Butera  |  Martedì, 27 Gennaio 2015

 

Costruire posti di lavoro: è questa l’emergenza delle economie europee e italiane. Rimuovere vincoli e incentivi alle imprese è l’oggetto principale delle politiche pubbliche: modifiche normative, fiscalità, politiche attive del lavoro, formazione e altro.

Ma quali organizzazioni e lavoro si vogliono sviluppare: l’impresa chandleriana, la burocrazia weberiana, le occupazioni industriali del taylor-fordismo non esistono più. E attraverso quali percorsi di job and organization design? Organigrammi e mansionari emanati dagli uffici organizzazione, contrattazioni sui tempi e  cottimi non esistono più.  

La politiche pubbliche avranno effetti rilevanti solo se i posti di lavoro e le organizzazioni create saranno “di qualità”, ossia capaci di aumentare la competitività delle imprese e l’efficacia delle pubbliche amministrazioni e in grado di assicurare alle persone occupabilità, sicurezza, identità, qualità della vita di lavoro. Non solo: ciò avverrà solo se verranno attivati nuovi percorsi virtuosi per progettare, sperimentare e formare le persone. Soluzioni e percorsi di qualità esistono già nei molti casi esemplari di successo che vanno valorizzati insieme ai modelli che essi incarnano affinché essi siano diffusi e condivisi fra imprese, governo, istituzioni educative, sindacati, organi di stampa.

Quattro paradigmi chiave su cui lavoriamo da anni, quattro driver per la costruzione di nuovi modelli di organizzazione e di lavoro sono: 

l’impresa integrale ossia quella che armonizza obiettivi economici e obbiettivi sociali, come fu la Olivetti di Adriano Olivetti e come oggi sono Zambon, Cucinelli, Loccioni e moltissime altre; 

le imprese rete e le reti di imprese governate, ossia la progettazione e lo sviluppo di reti di imprese che potenzino la differenziazione produttiva e valorizzino le piccole e medie imprese oltre che le grandi imprese, come Boeing, Benetton, ST Microelectronics ieri e oggi la SCM, la IMA, Eataly  e molte altre; 

la riorganizzazione delle singole Pubbliche Amministrazioni e il nuovo sviluppo locale ossia un percorso programmato di reinventing governement di singole amministrazioni centrali e locali che sviluppi servizi di qualità a basso costo in una forte relazione con i territori e le imprese, come il comune di Reggio Emilia, il tribunale di Monza, i nuovi Poli museali e un gran numero di altri; 

le professioni di servizio nelle organizzazioni ossia lo sviluppo di nuove professioni nelle imprese, nelle Pubbliche amministrazioni e nelle unità di lavoro autonomo. Esse sviluppano processi di servizio basati sulla conoscenza che danno elevati contributi nei settori trainanti dell’economia, rafforzano le identità professionali delle persone, assicurano una buona Qualità della Vita di Lavoro, come i knowledge owner dell’ENI, le professioni di servizio dell’INPS, le professioni sociali, gli “artigiani digitali” dei FAB LAB, i professionisti della meccatronica dell’Emilia Romagna e molti altri. Esse possono essere la locomotiva di un futuro professionale per tutti coloro che ricoprono posti di lavoro che possono essere valorizzati sia rafforzando i risultati ottenibili, la qualità delle relazioni, le  prassi operative, le competenze e sia sviluppando le potenzialità delle persone,  “the workplace within”.

 

Federico Butera è presidente di Fondazione Irso. L'articolo è estratto da un working paper di Fondazione Irso in corso di stampa su Studi Organizzativi

Federico Butera
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